Tutta la vita davanti

Marta, giovane studente lavora come telefonista per pagare l’affitto di una camera in un appartamento in collocazione. Lauerata a 110 um laude, non trova lavoro e si vede costretta di conservare questo lavoretto e di trasformarsi in baby-sitter della piccola Lara. Si trasferisce allora a casa di Sonia, la madre di Lara, single e lasciva, che lavora con lei come telefonista alla Mutiple. L’impresa dove lavora Marta è un luogo dove la concurenzza da ritmo alle giornate tutte uguale, e dove le minime minute di pausa sono sorvegliatte. Le impiegate sono dirette da gnagna, una donna che ha mancato la sua vita e, innamorata di Claudio, il direttore che si occupa della sezione degli uomini, aspetta invano che lui lasci sua moglie, che in realtà, ha già lasciato da sei mesi. Vivendo nei suoi fantasmi, si attacca a Marta per nascondersi che è da sola. Marta prende allora una cotta per Giorgio, un sindicalista che lotta contro la precarità del lavoro e prova di sensibilizzare gli impiegati dell’impresa. Intanto, al ritorno di un viaggio a Palermo per visitare sua madre malata, sorprende Giorgio con Sonia insieme, e con delusione, ne vuole a Giorgio che, inoltre, ha convinto qualche amica telefonista di Marta che il loro lavoro era dello sfruttamento, e che si sono fatte congedate perché hanno chiesto delle aumentazioni. I problemi di soldi dell’impresa si traduscono dal licenziamento di certe impiegate, di cui Sonia, che pensa seriamente a prostituirsi per sovvenire ai bisogni di sua figlia e di se stesso.

Questo film evoca i problemi attuali della precarità del lavoro e della difficoltà a trovare dei soldi per vivere decorosamente oggi in Italia, sopratutto per i giovani che, anche diplomati, sono confrontatti alla disoccupazione. Tuttavia, la figura del sindicalista è presa in giro e questa scelta ridicolizza gli sforzi dell’unica persona che agisce concretamente per il benessere degli impiegati. In altre parola, questo film denuncia una situazione deplorabile senza purtroppo offrire di soluzione.

M.